Ultimate Spider-Man. Potere e responsabilità (Bendis e Bagley)
12 luglio 2012 2 commenti
Con la curiosità di prepararmi al nuovo Amazing Spider-Man diretto da Marc Webb, ho letto le prime 7 storie (180 tavole complessive) della linea Ultimate, uscite fra il 2000 e il 2001.
Decenni di storie conferiscono a un personaggio uno spessore leggendario, ma possono altresì rappresentare un ostacolo all’ingresso di nuovi lettori. Partorire l’universo Ultimate, per la Marvel, ha significato spostare il Big Bang delle origini dai primi anni Sessanta ai primi anni del nuovo millennio, ricontestualizzando personaggi e trame, e reinventando incroci narrativi, senza tradire la leggenda. Brian Michael Bendis è lo Stan Lee di questo nuovo inizio; lo affianca Mark Bagley, il cui segno rielabora la lezione dei classici (Ditko, Kirby, Romita sr.) e lo impasta con i coloratissimi manga (il risultato non arriva a piacermi).
Il 5 luglio 1962 usciva il numero 15 di Amazing Fantasy, su cui Stan Lee e Steve Ditko proponevano Spider-Man e Peter Parker; nell’ottobre 2000, sotto l’impulso di Joe Quesada, Bendis e Bagley ricominciano daccapo con il morso del ragno radioattivo che sconvolge la vita di un oscuro, timido, occhialuto studente.
Dopo il New Universe (1986-88) di Jim Shooter, e il futuro possibile della linea 2099 (1992-98), Bill Jemas (presidente della Marvel) e Joe Quesada (il primo disegnatore divenuto editor in chief) lanciano l’idea Ultimate. Ne deriva un completo restyling, che Giorgio Lavagna sintetizza così: “È una tabula rasa su cui non gravano decenni di complicatissime sovrastrutture narrative. Ultimate riporta i supereroi più popolari del mondo ai blocchi di partenza”.
I personaggi vengono ringiovaniti: Peter Parker ha 15-16 anni (per Lee e Ditko ne aveva quasi 20), Zio Ben porta i capelli grigi con la coda di cavallo; Zia May sa navigare in Internet, Mary Jane è una compagna di classe di Peter, Flash Thompson il solito bullo spaccone, Harry Osborn frequenta la stessa scuola ed è figlio di Norman, l’ambizioso, amorale industriale nel cui laboratorio lavora anche Otto Octavius, Doc Ock.
Le straordinarie doti acquisite dal ragno radioattivo portano Peter a primeggiare nella squadra di basket della scuola. Non può mancare l’esperienza “mascherata” nel wrestling, dove Peter guadagna un po’ di soldi. Ed ecco apparire il rapinatore che Peter non ferma quando potrebbe… Ritratto come un adolescente intelligente quanto confuso, Peter arriva a deludere gli zii, persino a offenderli. Ma è zio Ben a intuire in lui doti eccezionali, e a parlargli delle “grandi responsabilità” che lo aspettano. Peter capisce fino a un certo punto, è la tragedia familiare, la sua indiretta complicità ad aprirgli gli occhi.
Il capitano Stacy arriva sul posto in cui l’Uomo Ragno cattura il rapinatore che ha ucciso zio Ben. Entra in scena J.J. Jameson, direttore del Daily Bugle, e infine il primo, autentico vilain, un Goblin demoniaco che sembra morire al termine del primo scontro.
Piu’ che a Stan Lee, Brian M. Bendis lo paragonerei a Roger Stern
in quanto ha rispolverato l’ argenteria di famiglia e saputo ridare vigore ad un
personaggio storico come Spider-man
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