Stasera, domani e domenica al Teatro Rasi di Ravenna viene messa in scena una rappresentazione, “La ballata dei picchettini“. Racconta due storie vere, due vicende tragiche. Morti sul lavoro avvenute a distanza di quarant’anni nel porto ravennate.
Sul palco Luigi Dadina, regista, attore e fondatore del Teatro delle Albe, affiancato dallo scrittore algerino Tahar Lamri, dai musicisti Francesco Giampaoli e Diego Pasini e dal rapper Lanfranco-Moder-Vicari.
Domenico Mazzotti, morì insieme al collega Marco Saporetti nel marzo del 1947.
Il 13 marzo 1987 morirono tredici operai (alcuni erano, appunto,picchettini) soffocati all’interno della nave “Elisabetta Montanari”, ferma per riparazioni e pulizie nel porto.
Mi fa piacere essere stato una delle fonti di questo spettacolo.
Era il ’97 quando Bradipolibri pubblicò “Nel buio di una nave” – QUI – fra i pochi libri che ho scritto ancora reperibili. Comincia così:
“È sulle navi che bisogna cercarli, i picchettini. Sulle navi in porto. E bisogna sapere dove cercarli, perché non sono in vista. Il loro lavoro non ha nulla a che fare con l’aria aperta e il salmastro, l’azzurro e lo iodio. Ha a che fare, piuttosto, con il sottosuolo, la claustrofobia, la miniera.
Picchettino è una parola che si trova su pochi vocabolari (a parte la declinazione del verbo picchettare), e nemmeno i motori di ricerca su Internet offrono risposte esaurienti; secondo l’Inail si tratta della qualifica professionale classificata con il numero 709.
Sulle petroliere in secca, i picchettini vengono chiamati a svolgere le operazioni di pulizia nella stiva, usano stracci, palette, spazzole e raschietti per rimuovere la ruggine e i residui di combustibile colati dai serbatoi. Non è un’attività che richieda personale particolarmente qualificato. Servono forza di volontà e spirito di sacrificio, si tratta di eseguire mansioni semplici quanto disagevoli, in condizioni di scarsa visibilità. Un lavoro sporco e rumoroso: i picchettini devono incunearsi in ambienti ristretti e stare stesi sulla schiena o sul ventre, l’altezza dei doppifondi non va oltre gli 80-90 centimetri…”.