Democrack

“Nulla, per ora, sembra intaccare la popolarità e il consenso che circondano l’ex sindaco di Firenze, visto l’alto gradimento di cui continua a godere secondo ogni sondaggio. È come se accanto al mondo reale… Matteo Renzi fosse riuscito a costruirne, almeno in Italia, un altro virtuale: un pianeta fatto di ottimismo, di forza della volontà, di promesse di cambiamento, di fiducia nel futuro”. Lo scriveva ieri sulla «Stampa» Federico Geremicca…
QUI – 22 luglio 2014

Ora, a freddo, 24 ore dopo la manifestazione della Cgil, senza averne nessuna necessità apparente, Renzi invita la minoranza del suo partito ad andarsene. La provoca con parole offensive, quasi insultanti. Parla del Pd come di una sua proprietà, che non intende restituire a chi la riporterebbe al 25%. Non reagire a tanti schiaffi, significa soccombere, perdere ogni dignità politica.
QUI – 27 ottobre 2014

Pulizia etnica, si potrebbe definire. E siccome sappiamo quanto #matteo sia attento ai simboli, ecco che l’eventuale sfondamento sulla linea elettorale può essere paragonato agli 80 euro: se l’operazione gli riesce, può trionfare alle Regionali, e dopo chi gli si oppone sarà ancora meno credibile.
La minoranza Pd non ne ha azzeccata una, e ora è davanti al baratro. Di “vecchie glorie del wrestling” c’è già D’Alema, fra qualche giorno potrebbero essercene decine.
QUI – 26 marzo 2015

Il fatto nuovo è che Renzi vuole liberarsi di gran parte di quelli che vengono dalla storia del Pci e dei Ds. E ha saputo costruire le condizioni più propizie. Ora, chi gli si oppone sembra solo uno che non vuole cambiare, un conservatore, un ostruzionista. Peggio, un traditore.
Il capovolgimento della realtà è già compiuto: l’Italicum di Renzi non è mai stato la proposta del Pd, anzi è anni luce lontano dalle proposte del Pd, come del resto il Jobs Act, la riforma del Senato, la cosiddetta abolizione delle Province, lo Sblocca Italia… Nessuna di queste scelte – com’è noto, io sono contrario a tutte – faceva parte del programma elettorale di Italia Bene Comune…
QUI – 31 marzo 2015

Ora i margini sono esauriti. Renzi non si fermerà, sa di giocarsi tutto il 4 dicembre. Non credete alle “aperture” sulla legge elettorale, dire che se ne riparla dopo il referendum è aria fritta. E non credete a chi dice che il governo non è in discussione: se vince il No, Renzi cadrà in 48 ore.
QUI – 11 ottobre 2016

Ho digitato “scissione” nel motorino di ricerca di questo blog e recuperato alcuni vecchi post solo per far notare che la conclusione era già scritta, che Renzi l’ha sempre voluta, che le minoranze hanno giocato le loro poche carte come peggio non avrebbero potuto. Chi ancora oggi definisce la scissione “incomprensibile”, è solo incredulo per i tempi e per i modi (e per le larghe fette di potere che andranno perdute). 

Ancora incredulo per come ha perso il 4 dicembre, Renzi incarna una linea che non può cambiare, alzando la posta a ogni sconfitta. Si è impossessato del partito e intende nominare il centinaio di capilista bloccati, quando si voterà. A chi gli si oppone, resta solo un sussulto di dignità, come alternativa alla capitolazione. Ma se invochi una conferenza programmatica e un congresso a ottobre, sussurrando che Renzi non è il miglior segretario possibile (tantomeno il candidato premier), mostri di meritartela, la capitolazione. Né può bastare la sferzante intelligenza di uscirsene con battute come quella di Gianni Cuperlo: “In troppe realtà siamo un partito che sconsiglierei a mia figlia dal frequentare”.

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