Wonder Woman, Patty Jenkins, 2017 [cine23] – 8

Fra i kolossal di supereroi, è uno dei più eccentrici. Parte dalla mitologia e si insinua nel fantasy, mostra uno spiccato afflato femminista, si sviluppa come un “film in costume”, nel doppio senso del termine, svolgendosi in larga parte cent’anni fa, nel pieno della Grande Guerra.

La regista è quella di «Monster», il film per cui Charlize Theron vinse l’Oscar. La protagonista, Gal Gadot, è perfetta, bellissima ma non troppo giovane né inutilmente siliconata, ha 32 anni, due figli e si era vista in qualche «Fast and Furious» e in «Codice 999». Appaiono anche due icone sexy degli anni Novanta, Robin Wright e Connie Nielsen, mentre i “cattivi” sono Danny Huston e David Thewlis (da Harry Potter e tanto altro). Meno convincente la scelta dell’eroe, Chris Pine, bellezza convenzionale ed espressività ai minimi termini.

Si coglie subito la vista prospettica: Wonder Woman apparirà in tante altre occasioni, qui la si presenta mostrandone le origini e la prima frequentazione degli umani; ma uno degli autori è Zack Snyder («Watchmen», «Batman vs Superman»), e sta già lavorando alla saga corale della Justice League.

La principessa Diana è una delle Amazzoni. Vivono nella paradisiaca Themyscira, un’isola di sole donne, creata da Zeus e irraggiungibile dagli uomini (la computer graphic fa miracoli: le stupefacenti scene sull’isola sono state girate in Italia, fra Matera, Puglia e Campania). Diana bambina è coraggiosa e intrepida, insiste finché non la addestrano a diventare la migliore guerriera. Intuisce che la sua missione prima o poi arriverà: dovrà sconfiggere Ares, figlio di Zeus e Dio della guerra. Non può immaginare che ciò accadrà sul fronte francese nella Prima guerra mondiale. In questo ambito, il film ricorda le origini di Capitan America (i tedeschi sono un po’ nazificati).

Alcune scene d’azione sono strepitose, la corsa in mezzo al fango delle trincee è pura epica. Ma anche la scrittura del film è spesso abile: Wonder Woman in borghese, nella Londra vittoriana, riesce a essere sorridente e divertente. Quando inforca gli occhiali, poi, è davvero divina.

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