L’immancabile analisi del voto
13 giugno 2017 2 commenti
Provare a fare un’analisi del voto, non sapendo nemmeno se e per chi avrei votato, è una specie di ripasso (fuori tempo massimo) di ciò che studiavo 35 anni fa. Rifarei Scienze Politiche, se qualcuno se lo chiede.
Ecco, dunque, quattro dati macroscopici:
– nei 1005 Comuni chiamati al voto la percentuale di votanti è stata del 60% contro il 66,8% delle precedenti elezioni (sei punti in meno anche nei capoluoghi di provincia);
– i Cinque Stelle sono fuori da tutti i ballottaggi importanti e a Parma subiscono una lezione storica (“uno vale uno”? spiegatelo a Pizzarotti);
– l’elettorato di Forza Italia, almeno al nord, segue leader della Lega senza alcun problema;
– il Pd perde tanti voti, ma lo nasconde con le liste civiche.
– nei 22 Comuni che vanno al ballottaggio, il centrodestra parte in vantaggio in 15 – erano 2 nel 2012; il centrosinistra arriva al primo posto in 4, rispetto ai 13 del passato.
Chi si illudesse della rinascita del bipolarismo, andrebbe incontro a bruschi risvegli: le Amministrative sono il terreno ideale per le personalità locali, le quali spesso tengono alla larga i leader nazionali (Leoluca Orlando non li avrebbe fatti uscire dall’aeroporto), paventandone i danni anziché i vantaggi. In questa tornata, il più abile è stato Renzi, che non si è presentato ad alcun evento elettorale.
Solo i Cinque Stelle sono in grado di arginare l’astensionismo: non è un giudizio di valore, ma un dato di fatto, quando il MoVimento sbaglia, all’elettore viene a mancare il veicolo della rabbia e se ne sta a casa.
A Genova ha votato il 48,4% degli aventi diritto. Qualcuno può dire di aver vinto?
rudi sai per caso se qualcuno studia ed analizza le percentuali di affluenza nella fascia 18/24 anni?
Non ho trovato nulla, finora. L’Istituto Cattaneo di Bologna fa indagini molto accurate, ma forse per queste Amministrative non aveva un movente sufficiente.