LA PUNTINA SUL VINILE 210.
Le prime note – Eruption – restituiscono l’inconfondibile impatto delle tastiere di Keith Emerson, che alterna l’Hammond con un organo da chiesa, la Celeste con il Moog. La voce di Greg Lake e le sue propensioni melodiche, invece, non mi hanno mai fatto impazzire, anche se in un paio di situazioni – Jeremy Bender, per esempio– offre un buon contributo alle trascinanti ballate che consentono a Emerson di dilettarsi con l’amato honkytonk.
La copia che possiedo l’avrò comprata nel ’74 o ’75, è una ristampa su etichetta Manticore (l’originale era Island).
I disegni di copertina – connubio incestuoso fra animali preistorici e armi modernissime, fino al dominio dell’armadillo cingolato – sono dipinti da William Neal, con un gusto che definirei barocco-pop. Di cosa parlino i testi, non so dire (non era certo per i testi che compravamo album come questo).
Resta la mia preferenza per i brani strumentali: A Time And A Place, Aquatarkus, The Only Way (vi si insinua un omaggio a Bach, la sua Toccata in Fa maggiore).
All’epoca, Emerson aveva 27 anni, Lake 24, Carl Palmer appena 20: è strabiliante l’energia controllata che il batterista sa sprigionare nelle rullate che dominano i passaggi più ritmici.
L’ingegnere del suono è Eddie Offord (Are You Ready, Eddy?). Uscito appena quattro mesi dopo il celebratissimo album d’esordio, Tarkus offre a Emerson l’occasione per lasciare un’impronta indelebile sul suono della nuova epoca.
C’è qualcosa che mi ha sempre bloccato nei confronti di ELP. Sono una macchina musicale pazzesca su questo non ci sono dubbi. Emerson è il genio delle tastiere e Palmer un portento, sono loro che conducono e Lake sta al passo con le quattro corde ma con i limiti anche a mio parere della voce troppo melodica (tra i grandi vocalist del prog Gabriel stacca tutti per la qualità espressiva, non parliamo poi della visione registica teatrale). Il limite più vistoso del gruppo è forse la freddezza, quel distacco autoreferenziale, quel muro di note che si frappongono tra i musicisti e il cuore dell’ascoltatore. Riguardo al gusto dell’illustratore, William Neal, lo definirei kitsch-pop.
Kitsch-pop è meglio di barocco-pop.