LA PUNTINA SUL VINILE 325.
Dal primo anno di università – corso di lingua Francese – ricordavo Les Flamandes (1959), Les Bourgeois (1962), La Chanson de Vieux Amants (1967); e dall’abrasiva versione di Bowie, ricordavo Amsterdam (1964, qui dal vivo).
In questo doppio album sono racchiuse 20 canzoni dello chansonnier fiammingo (1929-1978), registrate fra il 1955 e il ’72. Due, le scoperte più intense: Quand on n’a que l’amour (1957) e Ne me quitte pas (1959, già sentita da una voce femminile, non saprei dire quale). A proposito di voci, quella di Brel è calda, impetuosa e affilata, la timbrica nitida, capace di impennate frenetiche e di profondissimi languori, dolcezze romantiche e ironie scanzonate. Si faceva accompagnare da una strumentazione spesso esigua, imperniata sull’acustica di pianoforte, fisarmonica e violini. Influenzò due generazioni di cantautori; sue canzoni sono state trasposte in italiano da Paoli, Endrigo, Lauzi, Del Prete, Gaber, Califano, Patty Pravo, Milly, Vanoni, Dalida, Battiato e Vecchioni.
Nel ‘73 partì per la Polinesia francese, rimanendovi per quattro anni; al ritorno a Parigi, registrò il suo ultimo album. Morì nel 1978, a 49 anni, di cancro ai polmoni, e fu sepolto in un cimitero delle Isole Marchesi, a pochi metri da Gauguin.
È quasi irriconoscibile, nel passare da un repertorio drammatico al tono da invettiva (quei borghesi che “sono come i maiali, più diventano vecchi e più assomigliano alle bestie”), da musiche tristi e solenni ad altre dal ritmo vivacissimo: non si limita a cantare, interpreta i personaggi evocati dalla canzone. “Io ti offrirò perle di pioggia/venute da dove non piove mai”.