Don’t Look Up – Adam McKay, 2021 – 7

La satira politica – almeno quella sulla fine del mondo – richiede una dose di cattiveria che questo film non possiede.

Penso a Stranamore, ma anche al Burton di Mars Attack!; questo, invece, è un film tanto intelligente quanto algido. Identifica giustamente quattro bersagli: un potere politico preoccupato unicamente della sua perpetuazione; un sistema dei media dominato dall’infotainment; una nuova aristocrazia (all’incrocio fra Steve Jobs ed Elon Musk) nata sfruttando le tecnologie digitali; un’opinione pubblica che non vuole sentirsi dire nulla di sgradevole, sennò precipita nel panico. Ma questi bersagli vengono colpiti solo in superficie.

Non a caso, la prima metà del film appare più divertente e incisiva della seconda, appesantita da un paio di storie d’amore e di sesso, di cui si poteva fare a meno.

Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence sono astronomi, studiano le stelle. Lei nota un’anomalia: una gigantesca cometa sta per colpire la Terra, con effetti devastanti, i calcoli consentono di stabilirne la rotta, l’impatto avverrà fra sei mesi. Sembra la trama di Deep Impact o di Armageddon? Sì.

L’allarme sarebbe lanciato in tempo utile, ma la Casa Bianca (Meryl Streep) e il suo insopportabile capo di gabinetto (Jonah Hill) hanno altre priorità (le elezioni di mid-term). Bisogna, dunque, sfruttare i media (Cate Blanchett), ma nel talk-show la denuncia della fine del mondo convive con la riconciliazione amorosa di una diva ventenne… Finirà in un disastro, anche perché il primo finanziatore della Presidente è una specie di guru multimiliardario (Mark Rylance) che insegue folli idee di profitto.

Al regista di La grande scommessa e Vice. L’uomo nell’ombra va riconosciuta la voglia di interrogarsi sull’essenza del potere, nel mondo d’oggi. Facile dedurre che la cometa alluda al cambiamento climatico e al ritardo autolesionista che la politica occidentale sta accumulando. Don’t Look Up si impone come slogan reazionario: Non guardate in alto, continuate a vivere come se niente fosse.

4 risposte a "Don’t Look Up – Adam McKay, 2021 – 7"

  1. wwayne 29 dicembre 2021 / 11:42

    Di Caprio con la barba sfatta e i capelli unti non si può vedere. Ci mancano solo le righe nere di sudicio sotto le unghie e poi abbiamo il repertorio completo del perfetto barbone. E’ tipico degli attori “belli e bravi” imbruttirsi per far passare in primo piano la bravura rispetto alla bellezza (lo fece anche Paul Newman), ma lui sta esagerando.

  2. metalupo 2 gennaio 2022 / 20:25

    Meglio la grande scommessa ma tutto sommato piacevole.

  3. Gert 58 20 febbraio 2022 / 01:08

    Evidentemente la trama “banale” serve solo da pretesto per mettere in scena una critica radicale ai meccanismi di funzionamento della struttura economica della società statunitense (e non solo) ovvero l’asse politica-media-complesso industriale. E la satira funziona…anche perché il regista ben conosce l’universo televisivo e quindi è in grado di svelarne i “segreti”, nello stesso tempo riesce a mantenere fino alla fine la tensione drammatica del film di denuncia

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