“L’arte sfida la tecnologia e la tecnologia ispira l’arte”: la frase di John Lasseter, primo artefice del mondo Pixar, campeggiava nella mostra esposta a Mantova, Palazzo Te, nella primavera 2012.
All’interno, ho provato sensazioni simili a quelle avvertite a Disneyland: l’incredulità, la meraviglia a cui ci si abbandona (consapevoli di quanto sia sempre più difficile suscitare stupore).
Pixar ha conquistato uno spazio cruciale, all’incrocio fra la più libera creatività infantile e il massimo fondamento scientifico. Alla Pixar sanno creare mondi “credibili”, perché questi mondi sono pieni di regole, parametri e vincoli.
Nella mostra, i momenti topici sono davanti a due installazioni: “zootropio” e “artscape”.
Lo zootropio (o ruota della vita) mette in scena i personaggi di Toy Story e sfrutta la luce stroboscopica, che produce flash luminosi, per far sì che l’occhio dello spettatore veda immagini in movimento.
L’artscape agisce con la sequenza di schizzi, disegni, opere pittoriche presenti nella mostra: viene ripercorsa la parabola che parte dal primo Toy Story e passa attraverso i 12 lungometraggi realizzati fino ad allora, con un ultimo saluto affidato a Luxo jr. la lampada inventata da John Lasseter nel 1986. Venticinque anni prima.
La sequenza dei primi 12 lungometraggi:
1995, Toy Story
1998, A Bug’s Life
1999, Toy Story 2
2001, Monster’s & Co.
2003, Alla ricerca di Nemo
2004, Gli Incredibili
2006, Cars
2007, Ratatouille
2008, Wall-E
2009, Up
2010, Toy Story 3
2011, Cars 2
Nell’estate 2012 uscirà il tredicesimo, Brave, ambientato in Scozia con una protagonista dai lunghi capelli rossi.
Lasseter ci tiene a sottolineare che alla Pixar chi usa i mezzi tradizionali – pennelli, pastelli, sculture – è in numero quasi pari a chi impiega i mezzi digitali.
“L’animazione computerizzata è un mezzo straordinariamente liberatorio ma anche irto di difficoltà. Gli unici limiti sono quelli imposti dalla propria fantasia, ma è anche vero che… non c’è niente di gratuito”.
Questo studio di produzione – tanto simile a una bottega rinascimentale – ha definito una nuova estetica cinematografica; in questi film si trovano infinite citazioni tratte dalla storia dell’arte (ho scoperto che la madre di Lasseter insegnava storia dell’arte).
Affinché il processo creativo possa partire servono una storia, un personaggio e un mondo mai visto prima; servono 4-5 anni per arrivare al prodotto finito; un lungometraggio di 90 minuti contiene circa 130mila inquadrature.
Fra gli artisti di cui erano esposte le opere, ricordo Bill Cone, Ralph Eggleston, Noah Clocek, Bruce Zick, Lou Romano, Robert Kondo, Greg Dykstra e Bob Pauley, autore dello schizzo di Buzz che sta sulla copertina del catalogo.
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