Alla fine degli anni Trenta, un giovane fotografo, Phil Sheldon, assiste alla nascita della nuova era, quella delle “meraviglie”. Entrano in scena i supereroi, personaggi dotati di enormi poteri, suscitando fascino e paura nella folla che assiste alle loro imprese.
Sheldon è uno spettatore come noi. Questo rovesciamento del punto di vista, alla base della sceneggiatura di Kurt Busiek – intrisa di cultura fumettistica, per intrufolarsi dentro tante storie già raccontate, e raccontarle di nuovo – richiede uno stile grafico di inusuale potenza: Alex Ross assolve perfettamente a questo compito, con un iperrealismo abbagliante, che ricorda la pittura di Norman Rockwell.
Capitan America, Namor e Nick Fury attraversano l’intero arco temporale di Marvels. Ma l’Era delle Meraviglie ebbe inizio nel 1939 con l’apparizione dell’uomo sintetico conosciuto come la prima Torcia Umana. I newyorkesi non vogliono credere a quello che vedono, qualcuno pensa sia uno scherzo di Orson Welles. È la guerra a cambiare ogni percezione: i mostri diventano eroi, la gente li ama. Con un coraggio che sconfina nell’incoscienza, Sheldon cerca di documentare i combattimenti, perde un occhio durante una battaglia fra Namor e la Torcia.
Il secondo capitolo porta il fotografo nei primi anni Sessanta, quando riappare Capitan America, agiscono i supergruppi (Vendicatori e Fantastici Quattro), e comincia a intravedersi “il lato oscuro delle meraviglie”: i mutanti, gli X-Men. Tutti, anche Sheldon, ne hanno paura; finché, davanti a una spaventata bambina dagli occhi enormi, il fotografo ricorda le immagini dei fuoriusciti da Auschwitz, e cambia idea sui mutanti.
Il terzo capitolo è incentrato sull’arrivo di Galactus e Silver Surfer. Il pianeta è a un passo dalla distruzione, ma dopo la salvezza ecco i dubbi sul senso di quanto è accaduto: i pregiudizi contro i supereroi riemergono ogni volta. A Sheldon diventa chiaro che il sentimento che l’umanità deve provare verso “le meraviglie” è la riconoscenza.
Nell’episodio successivo, l’ottica di Busiek diventa esplicita, ed è Sheldon a chiarirla: “Non avevamo fiducia, questo era il nostro problema. Non ci fidavamo delle meraviglie… I Fantastici Quattro o i Vendicatori risolveranno tutto, e una volta che ci avranno salvati torneremo a dargli addosso”. Decide di scagionare l’Uomo Ragno dall’accusa di aver ucciso George Stacy. Conosce Gwen, e la coppia di autori osa l’inosabile, riscrivendo la memorabile battaglia fra l’Uomo Ragno e Goblin in cui Gwen venne uccisa. La più innocente delle vittime. Ormai Sheldon è troppo stanco per continuare…
Una delle saghe più giustamente celebrate degli anni Novanta.
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