I Mondiali della vergogna, Pablo Llonto, Alegre, 2010

Senza incontrare resistenza, l’Operazione Ariete abbatte il governo di Isabelita Perón il 24 marzo 1976. A rappresentare le tre forze armate, la Giunta militare si costruisce intorno alle figure di Videla, Massera e Agosti.
Mentre decine di migliaia di persone scompaiono, gettate vive dagli aerei nel Rio de la Plata e nell’Oceano Atlantico, il capitano di vascello Carlos Lacoste viene incaricato di sovrintendere all’organizzazione della XI Coppa del Mondo. Il regime fonda l’Ente Autárquico Mundial, il cui primo presidente, il generale Actis, resta in carica poco più di un mese, ucciso in un attentato dei guerriglieri Montoneros.

I Mondiali vennero assegnati all’Argentina quando era ancora al governo Juan Domingo Perón. Comitati per il boicottaggio furono particolarmente attivi in Olanda, Svezia e Francia, anche per l’azione di gruppi di esiliati argentini. Ma l’autore riduce a motivazioni personali, non politiche, la rinuncia alla maglia della nazionale argentina da parte di Jorge Carrascosa e la mancata partecipazione alla competizione di Johann Cruyff.
Per migliorare l’immagine dell’Argentina in vista di un grande appuntamento internazionale, il regime si affidò a un’agenzia newyorkese di pubbliche relazioni, la Burson-Marsteller; viene da lì il consiglio alla Giunta militare affinché si presenti in borghese alla cerimonia di inaugurazione e alle partite successive.
Il libro dedica largo spazio alla complicità verso il regime da parte degli organi di informazione.
La maggior parte degli argentini ancora non sapeva dell’esistenza delle Madri che camminavano intorno alla piramide, in senso contrario alle lancette dell’orologio, reclamando i propri figli tutti i giovedì a partire dall’aprile 1977”; ma Llonto rimarca l’indifferenza della stragrande maggioranza degli argentini verso la protesta delle Madri.

Alcune curiosità: la reazione stizzita del diciassettenne Pelusa, Diego Armando Maradona, quando viene escluso dalla lista dei 22; sul pullman che portava allo stadio, Menotti faceva ascoltare i Beatles ad alto volume, soprattutto Let It Be.
Quanto al 6-0 al Perù, che consentì ai padroni di casa di eliminare il Brasile imbattuto, Llonto non dispone di prove inedite, si limita a riportare le voci sulla corruzione dei calciatori peruviani, e sul prestito garantito dai militari argentini ai militari al potere a Lima.

Almeno 63 persone furono sequestrate durante i giorni del Mondiale e divennero desaparecidos.
La finale del 25 giugno 1978. In tribuna, invitati da Videla, Henry Kissinger con moglie e figlio. Il gol di Kempes, il pareggio di Nanninga, il palo di Rensenbrink, i tempi supplementari, ancora Kempes e poi Bertoni, lo scandaloso arbitraggio dell’italiano Gonella… La grande festa popolare.
La contabilità finanziaria dei Mondiali rimane un buco nero insondabile.

Pochi ricordano che ancora l’anno successivo al Mundial, il calcio rinnovò la propria connivenza con la dittatura: di nuovo a Buenos Aires per festeggiare la nazionale campione del mondo, di nuovo nello stadio Monumental, di nuovo alla presenza di Videla, il 25 giugno 1979, nella ricorrenza della vittoria sull’Olanda, si disputò una partita celebrativa tra la squadra di Daniel Passarella e una formazione del Resto del Mondo allenata, nell’occasione, da Enzo Bearzot…

Giocammo per il popolo, non per i generali, continuano a ripetere i campioni del ‘78”.

2 risposte a "I Mondiali della vergogna, Pablo Llonto, Alegre, 2010"

  1. alberto 12 ottobre 2015 / 11:12

    sto leggendo ora il libro (dopo essere stato alla presentazione a milano qualche anno fa…). è indubbiamente molto interessante, ma zeppo di refusi, errosi di stampa, frasi che nella traduzione non hanno senso, paragrafi che si susseguono spesso senza un filo logico….tu che ne pensi?
    ciao
    alberto

    • Rudi 12 ottobre 2015 / 13:23

      L’avevo notato anch’io, la cura editoriale lascia a desiderare.

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