Maigret e il caso Simenon, Maurizio Testa

Una vita romanzesca, come quella di Georges Simenon, si presta a una biografia sotto forma di romanzo, nello stile delle inchieste condotte dal commissario Maigret. Il libro fu pubblicato vent’anni fa, ora l’autore ne propone una versione rivista e aggiornata.
copIl pretesto: lo scrittore Georges Simenon è morto, il commissario Maigret – che l’ha brevemente conosciuto tanti anni prima, quando il giovane Georges Sim cercava di documentarsi sui metodi della polizia – viene incaricato di indagare su di lui.

L’indagine è richiesta da un’imprecisata, alta autorità politica, che sembra titubante nell’assegnare un alto riconoscimento postumo a Simenon, quasi temesse che la sua vita nasconda qualcosa di compromettente. A Maigret, che non ha affatto voglia di farlo, si chiede di scoprire quali fossero la reputazione privata e letteraria dello scrittore. Di fatto, l’autore trasporta Maigret negli anni Novanta, con qualche cortocircuito temporale: quando va al cinema con la signora Maigret, il commissario vede «Ombre rosse», uscito nel ’39.

La signora Simenon “un po’ clandestinamente aveva letto i libri di Simenon, quelli in cui il protagonista era suo marito, che però non amava vederli per casa”. Maigret coinvolge i più stretti collaboratori (Janvier, Lucas, Torrence), ma tutti gli altri colleghi devono restare all’oscuro di quella strana indagine. Per prima cosa, decide di recarsi a Liegi, città natale dello scrittore, poi intende interrogare Joséphine Baker, gli editori Fayard e Gallimard, la prima moglie. Comincia da Colette, a pranzo in una tipica trattoria parigina: la scrittrice, i cui consigli indirizzarono Simenon verso uno stile più personale, gli racconta aneddoti sulla strabiliante facilità e velocità di scrittura del giovane, e sull’amicizia, anzi devozione, verso André Gide.
Vuole “sentire di persona la gente che l’ha conosciuto”, ma il commissario non riesce a scrollarsi di dosso una sensazione di disagio. Va dal direttore del giornale – La Gazzetta di Liegi – in cui Simenon ancora minorenne mosse i primi passi nella scrittura; stava già facendosi strada, quando decise di abbandonare il lavoro e partire per Parigi, nel dicembre 1922. Il commissario – e con lui il lettore – scopre che il padre morì quando Georges aveva diciassette anni, che la madre affittò a studenti larga parte del loro appartamento, che il fratello Christian era un noto collaborazionista, coinvolto anche in azioni di sangue, e che qualche ombra di collaborazionismo grava anche sulla reputazione dello scrittore. Forse è questo il vero motivo dell’inchiesta, si chiede Maigret. Avendo letto i suoi libri, la signora Maigret si sente di escludere che potesse intendersela con i nazisti. Quasi per reazione – uno dei momenti migliori di questo romanzo – Maigret informa la moglie che in un’intervista quell’uomo dichiarò di aver avuto oltre diecimila donne…

Testa sa imitare lo stile di Simenon quando scrive di Maigret, e mostra una notevolissima conoscenza dell’opera (e della vita) di questo straordinario scrittore. Che troppi continuano a incasellare nella categoria del “giallo”, quando già André Gide aveva colto “il curioso malinteso che è sorto nei Suoi riguardi: Lei passa per un autore popolare, mentre non si rivolge affatto al grande pubblico. Gli stessi temi dei Suoi libri, i sottili problemi psicologici che Lei mette in rilievo, tutto è rivolto a lettori raffinati”.

Una risposta a "Maigret e il caso Simenon, Maurizio Testa"

  1. willerneroblu 5 febbraio 2014 / 14:00

    Scusa Rudi per l’intromissione ma sono inferocito non si può chiamare la mascotte per l’expo 2015:”guaglio”……mi sa che al prossimo giro lascio anche Renzi e voto Lega!!!!

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