Ufo 78, Wu Ming, 2022

Fine estate 1976: nei boschi di un campo scout sulle colline della Lunigiana, scompaiono Jacopo e Margherita. Nonostante lunghe ricerche, alle quali partecipa Elio Gornara, detto Gheppio, ispettore della Forestale, i due quindicenni non riappariranno. Svaniti nel nulla.

Marzo 1978: da qualche anno, Gianmaria Zanchini, che si firma Martin Zanka, ex partigiano ed ex giornalista dell’Unità, scrive libri di successo con una semplice formula: “paleocosmonautica”. Zanka è ispirato a Peter Kolosimo, a cui il romanzo è dedicato. Le sue storie postulano che nell’antichità, in varie parti del pianeta, gli esseri umani siano entrati in contatto con viaggiatori extraterrestri, che avrebbero lasciato dei segni. Zanka ha un figlio, Vincenzo, che sta superando seri problemi con l’eroina (la madre se ne andò in America, per un serio esaurimento nervoso, quando aveva un anno), la disintossicazione avviene a Thanur, così si chiama la Comune della Lunigiana aperta nel 1974, quando Rossella Hilzer, contro il parere del padre Corrado, noto industriale con simpatie di destra, mise a disposizione Villa Malaspina e i terreni circostanti, ereditati dalla nonna.

“Clipeologia” è la parola che indica gli studi sugli avvistamenti di Ufo. A Torino, agisce il Grucat, un gruppo di giovani molto attivo, con il quale si mette in contatto Milena Cravero, ventiseienne assistente universitaria di Antropologia culturale: al suo professore ha proposto di effettuare una ricerca sull’ambiente ufologico. “Milena aveva preso parte alla sollevazione studentesca e giovanile del 1977, per poi allontanarsi quando il livello di violenza e di testosterone le era risultato insopportabile”.

Il 3 marzo 1978 irrompe nelle sale cinematografiche Incontri ravvicinati del terzo tipo. Per i giovani ufologi torinesi, si impone come un oggetto di culto.

Zanka deve coordinare un convegno, a Roma, fra il 16 e il 18 marzo, al quale assisteranno anche Milena Cravero – “osservazione partecipante”, così si definisce la sua modalità di ricerca – e una delegazione del gruppo ufologico torinese; si riuniranno a Roma anche ufologi (e ufofili, come Giacomo “Jimmy” Fruzzetti di Aulla) di altre città e altre “tendenze”. L’annunciata star del convegno è Allen J. Rynek, fra gli ispiratori del film di Spielberg. Chi parte da Torino, lo fa di notte, in treno. Di quegli anni, si è persa la memoria di piccole cose: “all’epoca, attraversare la penisola su strade ferrate avvolte nelle tenebre era un’esperienza consueta, familiare a vaste masse di italiani. Erano di là da venire i tagli che nel nuovo secolo avrebbero ridotto in modo drastico, e in pratica soppresso, il servizio notturno”.

Vincenzo ha messo incinta Rossella, che sta valutando di abortire (l’aborto era ancora illegale), è entrata in contatto con un consultorio autogestito da femministe, a Roma, quartiere San Lorenzo. Nelle stesse, fatali giornate di marzo, i due ragazzi scendono dalla Lunigiana a Roma e dormono da Zanka.

Ufo 78 ha la parvenza del giallo, della paziente investigazione storica, della fiction mystery, in cui il lettore è continuamente spinto a chiedersi quale sia la verità e quale l’invenzione letteraria. Tutto è dannatamente verosimile. E se lo spessore dei personaggi (tanti) a volte resta sospeso, l’intreccio è splendido, il ritmo implacabile. Forse la frase-chiave sta nascosta ai margini: “Non lo sai che il romanzo è morto? Perché qualcuno li legga, bisogna travestire i romanzi da saggi”. Le note conclusive rimandano alle citazioni autentiche contenute in questo testo.

Capitolo 10. Roma, giovedì 16 marzo. Si vota la fiducia al governo Andreotti, il Pci ha annunciato l’astensione, ma al mattino irrompe la notizia: le Brigate Rosse hanno rapito Aldo Moro e ucciso i cinque uomini della scorta.

Il romanzo si sviluppa su una sola linea temporale, ma è inframmezzato da rapidi riferimenti ai personaggi per come sono diventati, quaranta e più anni dopo. La ricostruzione dei fatti – costruita come una faticosa indagine – avviene ai nostri giorni.

In queste pagine, quelli della mia età, troveranno precisi riferimenti ad aspetti tragici, sconosciuti a chi ha meno di cinquant’anni, come le morti per eroina. Dentro questa succulenta spremuta di anni Settanta, quelli della mia età (e con certi gusti di “controcultura”) troveranno riferimenti ai “corrieri cosmici”, la musica tedesca di Tangerine Dream e Ash Ra Temple, Can e Neu! con il loro guru, Ralf-Ulrich Kaiser, la sua Guida alla musica pop, la casa discografica Ohr, la lingua kobaiana nei testi dei Magma… È anche l’epoca di Atlas Ufo Robot, su Rai 2. Leggendo Ufo 78 ho trovato la spinta per affrontare un’altra lettura, ripetutamente rinviata: I reietti dell’altro pianeta, di Ursula Le Guin.

Nei giorni in cui Moro è sequestrato, molte persone avvistano un Ufo sopra Milano: il fatto finisce sulle prime pagine. Gli avvistamenti si moltiplicano: forse gli Ufo esprimevano un bisogno di evasione da una realtà cupissima e da una politica militarizzata… Del resto, si venne poi a sapere che per trovare dove Moro era rinchiuso, importanti uomini politici parteciparono a sedute spiritiche.

Per caso, o meglio “per un potenziamento psichedelico della percezione” (effetto allucinogeno di certi funghi), sarà Milena a trovare una traccia decisiva sul Quarzerone…

Il 24 ottobre 1990 il Presidente del Consiglio Andreotti rivelò al Parlamento l’esistenza di Gladio, una struttura militare segreta che faceva parte della rete NATO Stay Behind (il Muro di Berlino era caduto undici mesi prima)… Il lettore capirà qual è il nesso con la scomparsa di Jacopo e Margherita. Wu Ming, ancora una volta, ci ricorda che l’Italia è un paese gravato da “una storia rimossa e oscura”, con tante verità mai rese ufficiali, come sostenne Pasolini nella celebre invettiva del 14 novembre 1974, pubblicata sul Corriere della sera: “Io so… Ma non ho le prove”.

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