Maigret e la casa del giudice, Georges Simenon, 1942 (1961)

Ventunesimo dei settantacinque romanzi dedicati a Jules Maigret, La maison du Juge, tradotto da Bruno Just Lazzari, è un testo eccentrico, che vede il protagonista “esiliato” (lui così si considera) a Luçon, Vandea, una quarantina di chilometri a nord di La Rochelle. L’umore, dunque, non è dei migliori, alle tre del pomeriggio del 13 gennaio, quando al commissariato di Luçon si presenta un’anziana signora, Adine Hulot, che tutti chiamano “Didine”. Intende denunciare un delitto.

Lui, Jules Maigret, “non si era lamentato con nessuno. La stessa signora Maigret ignorava perché fosse caduto in disgrazia e fosse stato nominato commissario capo a Luçon”; lo aveva seguito e si erano sistemati in un appartamento in affitto, le giornate trascorrevano lente e noiose.

“La casa del giudice” si trova non lontano da lì, nel villaggio di L’Aguillon-sur-Mer ed è quella di Forlacroix, uomo anziano e di bassa statura, che ha passato tutta la sua carriera a Versailles. Con il binocolo, Didine e il marito hanno visto un cadavere sul pavimento di casa Forlacroix. Sta lì da due giorni, immaginano che il giudice voglia sbarazzarsene approfittando dell’alta marea.

È evidente che Didine è una ficcanaso, una pettegola, una di quelle donne che si impicciano dei fatti degli altri, sanno tutto di tutti, ma Maigret ha bisogno di crederle, anche se la sua denuncia appare inverosimile; ma un omicidio può rappresentare l’occasione per tornare presto a Parigi… Fatto sta, che gli capita di assistere direttamente proprio al tentativo del vecchio giudice di sbarazzarsi del cadavere.

Maigret si fa riconoscere. Forlacroix sembra quasi sollevato, afferma di non conoscere il morto e di non averlo ucciso. Il cadavere l’ha trovato due giorni prima, all’indomani alla periodica adunata di amici che riunisce a casa sua ogni quindici giorni. Maigret sembra credergli, tuttavia resta il fatto che il giudice non ha avvertito la polizia e volava sbarazzarsi del cadavere: cosa voleva nascondere, dunque?

Maigret arriva facilmente a identificare il colpevole. Ma c’è troppa reticenza in Simenon nel descrivere la malattia mentale di Lise, la sua ninfomania. L’unica volta che vede Lise, Maigret la trova seminuda, ed è “imbarazzato: non riusciva a distogliere lo sguardo da quel seno”; in seguito, la immagina suonare il pianoforte a seno nudo, o distesa sul suo letto, “con le labbra carnose, le pupille cosparse di pagliuzze dorate e il seno turgido”.

Vari passaggi della trama mi sono sembrati frettolosi, e il personaggio più interessante – il vecchio giudice – perde spazio, pagina dopo pagina, fino a svanire nella seconda parte del romanzo.

La “monclade” è un piatto tipico, a L’Aguillon: cozze alla panna con una punta di curry.

“Maigret non prendeva mai appunti. Se aveva in mano una matita e davanti a sé un foglio di carta era solo per tracciarvi arabeschi senza alcun rapporto con il caso”.

A Versailles, “sembrava che piovesse polvere d’oro sull’avenue de Paris, tanto il sole era fine e penetrante”.

Il romanzo è stato scritto a Nieul-sur-Mer nel gennaio del 1940 e pubblicato presso Gallimard il 15 ottobre 1942; in precedenza, era apparso come feuilleton sul settimanale Les Ondes.

Jules Maigret secondo Georges Simenon

Una risposta a "Maigret e la casa del giudice, Georges Simenon, 1942 (1961)"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.