La compagna di viaggio – Ferdinando Baldi, 1980 – 3

Statuaria, con i suoi lunghi capelli biondi, almeno un paio di volte Annamaria Rizzoli comparve sulla copertina dell’edizione italiana di Playboy, nel dicembre 1978 e nel maggio 1981, dove le si attribuiva “il più bel seno d’Italia”.

È lei la protagonista di questo filmetto scollacciato, insalvabile, dalla sceneggiatura inconsistente e dall’umorismo dozzinale, con personaggi banalissimi e futili pretesti per mostrare qualche nudità al pubblico adolescente dell’epoca. In prevalenza maschi, ma non solo: viene arruolato pure un culturista.

Vengono esibite le grazie della Rizzoli, di Serena Grandi, Marina Hedman (altrimenti nota come Marina Lotar e come Marina Frajese), Annie Belle (la più attraente), Marisa Mell (già Eva Kant in Diabolik) e per pochi secondi anche Moana Pozzi. Del cast fanno parte cabarettisti come Giorgio Bracardi (l’onorevole), Raf Luca (il capotreno), Pino Ferrara (lo psicanalista) e Loris Peota (Teodoro, alla prima notte di nozze). Con sprezzo del ridicolo, compare anche Gastone Moschin, uno degli “amici miei” e a suo tempo Jean Valjean in un magnifico sceneggiato. Doppiato da Marcello Tusco (chissà perché), Moschin interpreta il barone von Stroheim, capobanda che con il malloppo esaudirà il grande desiderio di Lilly (la Rizzoli): divenire una star del cinema.

Volendo, la si può definire una “commedia sexy”, ma trovo più appropriata l’etichetta di “B-movie ferroviario” che gli venne appiccicata. Viene da chiedersi se esistesse o no una sceneggiatura, le scene si susseguono in modalità random. Ingannevole la sequenza iniziale, il servizio fotografico nelle cascatelle di un ruscello, con la Rizzoli e la Pozzi seminude.

Abitavo ancora in un paese della “bassa” bolognese, in un giorno feriale i cartelloni pubblicitari stavano per convincerci a entrare: non lo facemmo, non so più se perché eravamo comunisti o preferimmo mangiare una pizza.

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