Chi non vota ha torto, ma ha anche tante ragioni

Certo, potevo usarla meglio, la mia vecchia laurea in Scienze Politiche con il massimo dei voti. Tuttavia, oggi, quel “pezzo di carta” mi rende insopportabili certe, stupidissime analisi del voto europeo.

Pochissimi fanno la fatica di confrontare i voti validi, anziché le percentuali. I più sembrano convinti che il continuo ridursi della partecipazione al voto non sia un problema. Ho letto quel che il buon Cacciari non ha potuto digerire dal pulpito di Bocchino: e cioè che il non voto sarebbe un segno di modernità, tanti non si preoccupano di perdere cinque minuti al seggio perché la democrazia è forte e va con il pilota automatico.

Ha fatto bene Cacciari ad alzarsi e andarsene. C’è un limite alle banalità e alle sciocchezze tollerabili, e lo si sta oltrepassando troppo spesso. Adesso mi limito a segnalare un fatto noto ai politologi da circa settant’anni, eppure dimenticato da certi analisti improvvisati, tanto più colpevoli in quanto perennemente seduti nelle varie “maratone” del dopo-voto.

Di analisi del voto ne ho lette tante (vecchia abitudine): una delle più complete e convincenti l’ha proposta un vecchio amico, che ha votato diversamente da me. Vi invito a leggerla QUI.

Il vertice dell’ottusità lo raggiunge chi, invece, riparla a vanvera di bipolarismo (Meloni-Schlein) in un sistema mai così sbrindellato: sommando i voti raccolti dalle due principali forze politiche, si arriva a 12 milioni sui 47 milioni con la tessera elettorale. Giusto sottolineare il clamoroso successo individuale di personalità come Decaro, Salis e Lucano, Strada e Vannacci, in grado di catturare il doppio dei voti dei partiti che li hanno candidati.

Torno al fatto stranoto ai politologi e appena confermato dalle urne europee: i primi che smettono di votare sono i più poveri.

In termini tecnici, al peggiorare delle condizioni economiche, diminuisce la partecipazione al voto.

Le mappe della povertà sono perfettamente sovrapponibili a quelle del non voto. È lampante che l’andamento dell’astensione sia seccamente legato alla disuguaglianza di reddito. Ovviamente, questo significa che gli interessi dei più deboli sono destinati a non venire rappresentati. I più non sembrano preoccupati dal fatto che le ZTL votino più delle periferie, il nord più del sud, le città più delle campagne, i disoccupati e i precari meno degli occupati.

“Astensionismo da esclusione” è la formula proposta due anni fa in un libro bianco sulla partecipazione politica presentato al Parlamento. Vi si parlava di disaffezione, disinteresse, disgusto, di milioni di persone arrivate a concludere che il voto non cambierà nulla per loro, chiunque prevalga. Un panorama agghiacciante, già sfuocato a una settimana dal voto.

Badate, se oltre la metà degli aventi diritto – nonostante la coincidenza con elezioni per i sindaci che hanno coinvolto metà degli italiani – non si avvalgono del loro diritto, i primi che dovrebbero porsi il problema non sono quelli che comandano. A loro va benissimo così. Dovrebbero porsi il problema quelli chiamati a cambiare lo stato di cose esistente.

Non lo fanno, non sanno farlo: infatti, da tempo immemorabile, non appaiono come un’alternativa credibile.

16 risposte a "Chi non vota ha torto, ma ha anche tante ragioni"

  1. Francesca70 16 giugno 2024 / 11:57

    Concordo su tutto. Trovo indigesta la narrazione dei principali quotidiani sul voto, il bipolarismo è una bufala, Detta Giorgia sull’onda del “grande successo” si è persa 700 mila voti per strada…a sinistra ho visto molti amici lacerati ma uniti da una certezza: votare, comunque votare, perché l’astensionismo è insostenibile. Purtroppo il chi votare è passato davvero in secondo piano.

  2. Masspi 16 giugno 2024 / 13:15

    Rudi io avrei una domanda,perché in Francia ogni volta che si presenta il pericolo destra si compattano e si uniscono,mentre da noi ogni volta che qualcuno parla di destra estrema,ci si divide?

    • Rudi 16 giugno 2024 / 13:28

      La Francia è un Paese serio, l’Italia è la patria dei furbi.

      In Francia, nessuna forzapolitica può mischiarsi all’estrema destra senza diventare estrema destra.

      In Italia, tanti calcolano i loro interessi ristretti e il primo avversario non è l’estrema destra, ma chi si disputa i voti con te.

      Infine, ma non è un dettaglio, in Francia hanno fatto una rivoluzione.

      • la scopa del sistema 16 giugno 2024 / 16:09

        Esatto, quello è il discrimine fra italiani e i tanto criticati francesi (da questa parte delle Alpi, non si sa da quale pulpito). Diceva Flaiano: “Quando cambia di posto i suoi quattro mobili, il povero è convinto di fare la rivoluzione (…) In Italia non si potrà mai fare una rivoluzione perché ci conosciamo tutti”.

        p.s. “il primo avversario non è l’estrema destra, ma chi si disputa i voti con te”: se si pensa a due (ex?) eroi di qualche commentatore del blog che pian piano stanno inventando ogni manfrina e scusa possibile per salire sul bandwagon del centro-destra cominciando a livello locale…. Loro ci mettono davanti ancora “centro” nelle dichiarazioni: gli piace raccontarsela, crederci, auto-assolversi in anticipo.

      • Rudi 16 giugno 2024 / 18:15

        Il carattere nazionale è secolare, non lo cambia un governo o due.
        Infatti diamo troppo credito ai furbi e ai furbetti, ma l’italiano è anche scettico, si stanca presto.

      • denny 16 giugno 2024 / 21:42

        Verissimo. I francesi non saranno dei simpaticoni ma certe cose le prendono molto seriamente. A proposito, mi ha fatto molto piacere quello che ha detto thuram sulle prossime elezioni, si conferma un ragazzo intelligente (lo era anche il padre, anche se purtroppo ha giocato con quelli là)

  3. brex67 16 giugno 2024 / 17:26

    Siamo un paese senza identità nazionale in cui la stragrande maggioranza di chi ha i soldi o il potere tra le mani indipendentemente dalla inclinazione politica si sente il marchese di grillo del “io so io e voi non siete un cazzo”.

    Sarei curioso di sapere cosa prova adesso la Salis che adesso fa parte di quel sistema che ha sempre combattuto e se con il suo lauto stipendio da parlamentare sovvenzionerà i centri sociali che ha sempre frequentato o aiuterà qualche bisognoso ad avere accesso alle case popolari.
    ma penso che la risposta non sarà diversa da quella del marchese.

    • Rudi 16 giugno 2024 / 18:13

      Salis è stata un simbolo.
      Come Soumahoro, come Cecilia Strada, come Lucano, come Ilaria Cucchi,e altri ancora.

      A me non disturba che certe battaglie politiche si facciano su un piano tutto simbolico, temo si tratti di scorciatoie che lasciano impronte leggerissime.

      Ci sarà tempo per giudicarla…

      • brex67 17 giugno 2024 / 13:42

        Ciao Rudi penso che vi siamo simboli e simboli Cecilia Strada o Lucano sono simboli di inclusione Samahoro poteva esserlo ma dopo la deriva della moglie è un insulto che sia ancora lì dove è. In questo momento vedo nei vari talk show che si intervistano giovani che inneggiano alla rivoluzione e manifestano in modo violento o molto vicino le proprie idee. penso che la sinistra debba cercare di placare gli animi prima che a qualche cretino gli venga in mente di non fare solo il gesto della pistola con le dita verso la meloni ma passi a fatti concreti. Ci manca solo farla diventare martire… e in questo senso la Salis è un simbolo negativo, si fa passare che essere violenti o che far valere le proprie idee con la forza anche solo verbale si ottengono risultati…

      • Rudi 17 giugno 2024 / 13:46

        Intendo dire che i simboli, le biografie esemplari, sono tutti, tutti, scorciatoie.
        E le scorciatoie spesso sono illusorie.

        Quanto alla violenza politica, è destinata a crescere con la crisi della democrazia.

      • la scopa del sistema 17 giugno 2024 / 17:10

        rispondo qui a @Brex67: mi perdonerai, il tuo discorso in linea generale ha dei punti di verità, ma solo a sinistra vedi esempi negativi che possono portare a pericolosi episodi? mi sembra una lettura selettiva e non completa delle cose, potevi nominare qualche importante figura ed esponente di destra che, da anni, usa un linguaggio che aizza le masse e addita sempre il nemico tra noi (e spesso la cronaca ci ha dato esempi di intolleranza ed esplosioni di odio verso questo o quello, a volte ‘suggeriti’ istituzionalmente da post sui social e interviste nei soliti talk che recitano a soggetto). Ma se non li hai nominati vuol dire che in questi anni per te andava tutto bene: senza polemica, eh, ma dividere il mondo in noi buoni e gli altri cattivi no. Per quello c’è Rete4.

      • brex67 17 giugno 2024 / 17:51

        Rispondo a @Scopa del sistema.

        A parte che l’unico pensiero negativo era nei confronti della Salis forse ho spiegato male il concetto che volevo esprimere.
        hai ragione a dire che anche a destra ci sono esempi negativi sicuramente ben peggiori ma non è una gara a chi ce l’ha più “grosso” o chi candida il peggio di se stesso o della società.

        Ritengo che si debba dimostrare di essere migliori degli altri non mettersi sullo stesso piano.

        Ci chiediamo della differenza con la Francia ? Loro sono una nazione da più di 1000 anni, l’Italia è una nazione unita solo da 160 anni ma siamo rimasti fermi alla lotta tra guelfi e ghibellini.
        Non si guarda il fine di una legge o di una iniziativa, la proposta del governo di turno è da osteggiare dall’opposizione a prescindere che sia buona o cattiva.

        E questo la gente lo ha capito, siamo alle beghe di condomino e come le assemblee condominiali vengono disertate, cosi le urne, salvo poi sparare al vicino di casa xche parcheggia male l’auto. ( fatto realmente accaduto)

        E’ questo che vogliamo ?

  4. steferrata 16 giugno 2024 / 19:46

    Da sempre sogno un sistema elettorale in cui gli eletti siano numericamente legati al numero degli elettori reali: 630 potenziali deputati alla camera? 50%votanti…315 eletti… Forse

  5. francesco 17 giugno 2024 / 22:11

    io non voto da 5 anni perché l’intera offerta politica è mediocre e ho deciso di non votare più nessun “meno peggio”. E non ne sono affatto pentito. Cacciari sbaglia, perché non è neanche un non voto di protesta

  6. francesco 17 giugno 2024 / 22:40

    comunque topica pazzesca con Soumahoro. Poi si fa il bis con la Salis. Probabilmente l’ultimo “partito” che potrei votare. Meglio Marco Rizzo che almeno è granata

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