Homo faber / Voyager, Volker Schlondorff, 1991 – 7

Restaurato, chissà che non lo vedano più spettatori di quelli che lo incrociarono con il titolo Passioni violente. Scelta insensata, ma già trovare il titolo originale è stato difficile, Homo faber – come il romanzo di Max Frisch, pubblicato nel 1957 – suonava male e la produzione pensò di puntare sull’anodino Voyager.

A ottantacinque anni, Schlondorff è venuto al festival di Bologna per far riscoprire quello che considera il suo film “più personale”, il più esistenziale ed autobiografico. Certo, l’origine è letteraria – all’autore di Wiesbaden è spesso piaciuto attingere alle pagine di grandi scrittori, come Kleist (Michele Kohlaas, o Grass (Il tamburo di latta, Oscar come miglior film straniero nel ’79), e qualcuno ricorderà la sua versione de Il racconto dell’ancella, da Margaret Atwood, asceso al successo planetario come serie televisiva.

Lessi il romanzo di Frisch una trentina di anni fa. Ricordo che ne parlai con freddezza alla persona che me l’aveva consigliato. Mi aveva colpito la “pesantezza” da tragedia greca, la quantità di coincidenze, più o meno improbabili, che scandivano l’esistenza del protagonista, Walter Faber, ingegnere iper-razionalista, implacabilmente oggettivo, costretto a fare i conti con il Caso, o con divinità atroci, che colpiscono alla cieca.

Adattato per lo schermo da Rudy Wurlitzer, va riconosciuto che nelle scelte di cast, il film è perfetto: Sam Shepard interpreta Walter Faber, Barbara Sukowa è Hannah ed Elizabeth, anzi Sabeth, è la deliziosa Julie Delpy, già scoperta da Carax e presto illuminata dal Film Bianco di Kieslowski.

Comincia con un incidente aereo, prosegue con un suicidio, poi il protagonista fugge dall’ennesima relazione insoddisfacente e in nave conosce una giovanissima, a cui si lega con passione. Scopriremo che anche il più casuale degli incontri può celare una predestinazione, che ogni cosa è collegata, che il passato non passa, che la pretesa di costruirsi una vita cozza contro un’infinità di eventi incalcolabili.

Il Cinema Ritrovato 2024

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