Il cammino della speranza – Pietro Germi, 1950 – 8

Prodotto da Luigi Rovere per Lux Film, su soggetto e sceneggiatura di Germi (1914) insieme a Fellini e Tullio Pinelli, “liberamente ispirato” al romanzo Cuori negli abissi (1949) di Nino Di Maria; fotografia in bianco e nero di Leonida Barboni, musiche di Carlo Rustichelli, con Raf Vallone (Saro), Elena Varzi (Barbara), Saro Urzì (Ciccio Ingaggiatore), Francesco Navarra (Vanni), Liliana Lattanzi (Rosa), Mirella Ciotti (Lorenza), Saro Arcidiacono (Carmelo), Angelo Grasso (Antonio).

Troppi hanno dimenticato che l’Italia era un serbatoio di emigranti, milioni di poveracci sono partiti, spesso illegalmente, verso il Sudamerica, gli Stati Uniti, il Belgio, la Francia, e le guerre fra poveri potevano divampare per qualche giornata da braccianti. Dalla profonda Sicilia, dove è stata chiusa una miniera di zolfo, una ventina di persone cercano di attraversare l’Italia. -La piccola pattuglia perde pezzi, uno dopo l’altro, oscillando fra dramma sociale e lirismo (discutibile la moraleggiante voce fuori campo, nel prefinale), la trama si sovraccarica di eventi e viene a mancare il tempo per approfondire le fisionomie. Ma dall’epica quotidiana di questi disgraziati, almeno un paio di situazioni – la corsa di Rosa verso Luca, l’incontro con i finanzieri sugli sci – sanno ancora sprigionare commozione.

Non c’è coscienza di classe, solo briciole di umana fraternità. Questi compaesani affrontano disagi, pericoli, illegalità di cui sono a malapena consapevoli. Intuiscono che qualcuno approfitta della loro miseria, ma non hanno alternative: “Tutto sarà meglio di quello che abbiamo adesso”, dice Saro, vedovo con tre bambini. Pare inevitabile che si rifarà una vita con Barbara, inizialmente legata al pregiudicato Vanni. Fra i personaggi meglio delineati, il vecchio ragioniere: con il suo cagnolino, è l’ultimo a cadere.

Con un afflato quasi religioso, il luminosissimo finale sulla neve ha qualche similitudine con il Renoir di La grande illusione.

Il Cinema Ritrovato 2024

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