La prima volta di Jennifer [Rachel, Rachel], Paul Newman, 1968 [filmTv105] – 8

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Suonava male Rachel? Cosa è passato per la testa ai distributori italiani per tradurre malamente il nome della protagonista e focalizzare l’attenzione solo sulla sua “prima volta”?

A 35 anni, Rachel Cameron vive nella casa dov’è nata, al piano di sopra del laboratorio di pompe funebri in cui lavorava il padre. Siamo nella tipica provincia americana, in un paesino del profondo Sud: Rachel è orfana di padre e accudisce una madre dispotica e lamentosa, non ha mai avuto un uomo, insegna ai bambini delle elementari, si fa coinvolgere dall’unica amica (Estella Parsons, non meno complessata) in una congregazione di fanatici, sente sfuggire la vita ma non sa come aggrapparvisi… Un giorno rivede un coetaneo (James Olson) andato a vivere in città, comprende bene a cosa punti il suo corteggiamento, lo respinge, infine cede. La delusione sarà cocente, ma è l’esperienza che le serviva per dare una svolta alla sua vita. Nel Greyhound che la porta in Oregon, sogna di passeggiare su una spiaggia tenendo per mano un bambino.

Prima regia di Newman, che dirige la moglie in una interpretazione strepitosa (Woodward avrebbe meritato più della Nomination). Di scena in scena, lo sguardo di Rachel si fa meno acquoso e rassegnato, lo spettatore si trova di fronte una donna che cambia persino fisicamente. Per sottolineare l’introspezione psicologica, il regista adotta tecniche oniriche, visionarie, usa il paesaggio, lascia irrompere i ricordi, giocattoli e piantine di fiori. Una voce interiore svela quel che Rachel non dice, la sua spinta vitale così compressa e mortificata.

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